CONCLUSIONI
L’uomo:
Æ Un niente che esce dal niente e
rientra nel niente.
Æ Il sasso che prende coscienza di se.
Æ Mucchietto di atomi riciclati.
Æ Polvere di stelle.
Æ E’ ciò che non poteva non essere.
Æ La scimmia nuda.
Æ Eterna inadeguatezza
dell’intelligenza umana.
Æ Robot al carbonio.
Questo è l’uomo: un nulla che tuttavia soffre spesso
pene indicibili prima di ritornare nel calderone del multiverso. Il problema del
dolore che ha afflitto l’uomo sino da quando ha avuto un barlume di
autocoscienza non credo possa essere risolto. L’unico che ha dato una risposta
accettabile sembra essere Buddha, ma anche Lui (grande uomo) ha i suoi limiti.
François Jacob dice che il difficile
è scegliere il momento giusto: forse è vero, ma non per me, io so che
il momento giusto è questo.
Non più
salute, senza più aspirazioni, illusioni o seghe mentali mi chiedo cosa sto
facendo qui. Da ora in avanti sono soltanto in attesa o di una grave malattia o
di una disabilità che mi costringerebbe a scelte che non voglio assolutamente
fare: perché ho visto di persona quanto siano devastanti (case di riposo,
cronicari, ecc.). Del resto una volta presa coscienza di quello che si è, ossia
1/82 miliardesimo degli uomini vissuti, non può restare molto dell’amor proprio
che ti hanno inculcato nella nostra insensata “civiltà”.
Rimando di giorno in
giorno, è molto stupido. Bisogna proprio che mi decida. D’altronde non farò
danni a nessuno: non lascio veramente traccia. Un po’ come tutti, ma io di più.
Che follia questo viaggio, quanta fatica e tutto per prendere coscienza della
nostra infinita limitazione e conseguente stupidità. Andarsene è bello solo per
il fatto di non avere più contatti con i propri simili. Non perché io mi senta migliore,
ma per il fatto che ti mettono sempre davanti agli occhi quello che sei.
I dati storici sono di A. J.
Coale (il più autorevole del mondo) - Da i computer l'Autore poi ha
ricavato tra le due date un coefficiente di ogni anno, calcolandolo in
regressione, il risultato collimava perfettamente con quelli storici. Ha
quindi ricavato e adottato un indice di natalità all'inverso, anno per anno
per tutti i 100.000 anni tenendo conto della vita media per ogni periodo
storico in questione esaminato, abbastanza fedelmente quantificato oggi da
storici, archeologi, antropologi e biologi. Il dato finale di 82.225.000.000 di uomini nati e vissuti sulla Terra può essere
al massimo in difetto o in eccesso dell'1%. |
Non sembra difficile capire cosa
rappresenti “l’uomo” nell’immensità dell’universo, forse ne avevano sentore i
primi sapiens che cominciarono a
prendere coscienza di sè stessi. La sensazione deve essere stata terrificante e
per non soccombere a questa realtà spaventosa il cervello cominciò ad elaborare
fantasie
che sono poi sfociate in quella che oggi viene definita “civiltà”.
Ma alla natura, al cosmo, all’universo,
al multiverso o alle D-brane non sembra importare poi tanto della civiltà; gli
input che riceve l’uomo dalla natura sono due: sopravvivere e riprodursi. Proprio come le
iniziali macro-molecole da cui proviene.
Guardare il forsennato agitarsi di
questo povero essere nell’ambito di quella che noi chiamiamo storia non può non
suscitare un senso di pena e di tristezza. Ci hanno insegnato ben altre cose in
tutte le società, in tutti i continenti, dovunque. Si suppone che questo insegnamento
debba servire alla crescita dell’uomo, ma quasi mai è così, esso serve in
genere alla programmazione di pecore succubi del potere di pochi potenti.
Out, out, brief candle! Life’s
but a walking shadow, a poor player That
struts and frets his hour upon the stage, And
then is heard no more. It is a tale Told
by an idiot, full of sound and fury, Signifying nothing |
Spegniti,
spegniti, breve candela! La vita non è che un’ombra che
cammina, un povero attore che si atteggia e si agita sulla
scena per la sua ora, e poi non se ne sente più nulla.
E’ un racconto raccontato da un idiota, pieno di
rumore e di furore, che non significa nulla. (Machbeth - William Shakespeare) |
Quando l’uomo avrà la possibilità o
la volontà di prendere coscienza fin da subito, non delle sfrenate fantasie in
cui è stato condizionato a credere, ma di quel poco che lentamente e con fatica
sta affiorando ai nostri limitatissimi sensi?
Da quando l’uomo ha coscienza di se,
QUANTI
hanno avuto la “sfortuna”, non dico di capire, ma perlomeno di tentare di
vivere cercando la “verità”, quella
piccola e contingente consentita dalla limitatezza dei sensi, e non quella con
la V
maiuscola che forse non può neppure esistere in una realtà in continuo divenire?
81 anni, sono tanti, anzi tantissimi, soprattutto se
vissuti tumultuosamen-te come li ho vissuti io.
Mi sembra di essere stanco, forse appena depres-so poiché i farmaci
funzionano abbastanza bene, ma nella mia testa rimbombano ideacce la cui
origine molto probabilmente può essere attribuita a quegli effetti collaterali
rilevati di recente nei farmaci che prendo (Venlafaxina).
Guardando la vita vissuta mi sembra un sogno folle di
cui potevo fare anche a meno. Quasi sempre angosciosa, salvo rari momenti di
presunta felicità. Felicità, che grossa parola, ma cosa è la felicità: ho la
sensazione, forse anche la certezza, che si possa definire “felicità” quei rari momenti nei quali
obbedisci senza riserve e senza inibizioni ai due input che la natura ti
impone: sopravvivere e riprodursi.
Ogni azione, ogni sentimento, ogni espressione ha alla
base di noi poveri robot al carbonio due semplici comandi, impossibili (quasi)
da violare, “sopravvivere e riprodursi”, tutto il resto è qualcosa di
sovrastrutturale, di cui alla natura, di cui siamo parte integrante, non importa
assolutamente nulla.
A livello strettamente egoistico e personale la
domanda è quindi se vale la pena di vivere la vita per noi robot al carbonio: la mia
risposta è assolutamente no. Troppa angoscia, troppo dolore, troppo di tutto
con l’esclusivo scopo di sopravvivere e
riprodursi.
“La
morte, la scomparsa ……. bisognerebbe assolutamente non pensarci. Nella vita
quotidiana, nel normale comportamento fisico, non è possibile vivere da
condannati a morte. Ma se non si è responsabili della propria nascita, lo si
è, in qualche modo, della propria morte. Quello che non si può dimenticare, è
la paura di avere paura, il disgusto di diventare disgustosi, l’impotenza ad
evitare l’impotenza. Ed anche il terrore di essere dominati come bambini, di
farsi manipolare. L’incubo di diventare altro da quello che si è, di pensare
in un altro modo o addirittura di non pensare più del tutto. E, ancora,
l’angoscia di dover essere passivi, di venire maneggiati senza poter reagire,
ne esprimersi e neppure chiedere. Insomma lo spettro del vegetale. A questo
punto il veleno perde il suo carattere sleale per diventare un amico. Il difficile: scegliere
il momento giusto. Troppo presto, è stupido. Troppo tardi, è
impossibile. E porsi questa alternativa, forse è già tirarsi indietro. Non
esiste il momento perfetto in questo campo.” (Fraçois
Jacob – La statua interiore) |
Non esiste nulla di terribile nella vita per chi davvero sappia che nulla
c'è da temere nel non vivere più. Perciò è sciocco chi sostiene di aver paura
della morte, non tanto perché il suo arrivo lo farà soffrire, ma in quanto
l'affligge la sua continua attesa. Ciò che una volta presente non ci turba,
stoltamente atteso ci fa impazzire. La morte, il più atroce dunque di tutti i
mali, non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c'è, quando c'è lei
non ci siamo noi. Non è nulla né per i vivi né per i morti. Per i vivi non
c'è, i morti non sono più. Invece la gente ora fugge la morte come il peggior
male, ora la invoca come requie ai mali che vive. (Epicuro) |
Paola - Che bel
ricordo!
Il
vero saggio, come non gli dispiace vivere, così non teme di non vivere più. La
vita per lui non è un male, né è un male il non vivere. Ma come dei cibi
sceglie i migliori, non la quantità, così non il tempo più lungo si gode, ma il
più dolce.
Chi ammonisce poi il giovane a vivere bene
e il vecchio a ben morire è stolto non solo per la dolcez-za che c'è sempre
nella vita, anche da vecchi, ma perché una sola è la meditazione di una vita
bella e di una bella morte.
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Clara
Che mamma!!! Che
persona!!! Ho
rimpianti! (forse come tutti?)
Carlina felice
Gli amori bisogna ricordali così. Mai cercare di rivedere adesso le persone
amate: la delusione reciproca sarebbe devastante.
Ancora
peggio chi va dicendo: bello non essere mal nato, ma, nato, al più presto
varcare la soglia della morte.
Una
ferma conoscenza dei desideri fa ricondurre ogni scelta o rifiuto al benessere
del corpo e alla perfetta serenità dell'animo, perché questo è il compito della
vita felice, a questo noi indirizziamo ogni nostra azione, al fine di
allontanarci dalla sofferenza e dall'ansia.
Una
volta raggiunto questo stato ogni bufera interna cessa, perché il nostro
organismo vitale non è più bisognoso di alcuna cosa, altro non deve cercare per
il bene dell'animo e del corpo. Infatti pro-viamo bisogno del piacere quando
soffriamo per la mancanza di esso. Quando invece non soffriamo non ne abbiamo
bisogno.
Per
questo noi riteniamo il piacere principio e fine della vita felice, perché lo
abbiamo riconosciuto bene primo e a noi congenito. Ad esso ci ispiriamo per
ogni atto di scelta o di rifiuto, e scegliamo ogni bene in base al sentimento
del piacere e del dolore.
E'
bene primario e naturale per noi, per questo non scegliamo ogni piacere.
Talvolta conviene trala-sciarne alcuni da cui può venirci più male che bene, e
giudicare alcune sofferenze preferibili ai pia-ceri stessi se un piacere più
grande possiamo provare dopo averle sopportate a lungo.
Ogni
piacere dunque è bene per sua intima natura, ma noi non li scegliamo tutti.
Allo stesso modo ogni dolore è male, ma non tutti sono sempre da fuggire.
(Epicuro)
Rita - Ricordo molto triste!
Non mi sembra di vivere un buon momento: sto lottando
contro la carenza di molecole nello spazio intersinaptico. Sento perfettamente
cosa sta succedendo dentro la mia testa. E tuttavia sono spinto inesorabilmente
a proiettare all’esterno cause che sono esclusivamente interne.
Quasi esclusivamente
interne: infatti qualche aggancio con la mia situazione ambientale potrei anche
averlo. Naturalmente non sono in grado di determinare quale sia il limite tra
endogeno ed esogeno. Spaccando il capello in quattro e volendo dare una
valutazione assolutamente soggettiva direi che l’80% sia endogeno ed il 20%
esogeno.
La lotta contro l’endogeno (carenza di alcuni
neurotrasmettitori nello spazio intersinaptico) l’affronto con il farmaco, che
credo sia abbastanza efficace, mentre quella contro l’esogeno è persa in
partenza in quanto non dipende certo da me riuscire a modificare l’ambiente nel
quale sono costretto a vivere.
Però anche questo non è del tutto vero, perché anche
se non sono in grado di modificare l’ambiente, posso tuttavia fare in modo da
evitare le situazioni sgradevoli e stressanti e concentrarmi su ciò che di
buono (?) mi può offrire la vita.
Come puro
esercizio mentale voglio cercare di definire situazioni positive e situazioni
negative, tenendo presente che il solo fatto di metterle nero su bianco
rappresenta una sorta di esorcizzazione o di sfogo in alcuni casi salutare.
Situazioni positive:
§
La salute è una di queste, anche se i
problemi di depressione non possono essere sottovalutati (perché molto
rischiosi). Ma tra quello che offre il mercato per i miei coetanei e la depressione
scelgo senza esitazione quest’ultima.
§
La facilità
di fare amicizia e di suscitare una certa simpatia nel mio prossimo è un’altra
delle cose che riesce ad alleviare la “molesta senectute”. Invecchiando
sono diventato particolarmente soft (direi tollerante) e forse questo è anche
effetto del farmaco.
§
La curiosità
innata che mi spinge da sempre a conoscere e quindi non mi fa’ sentire mai
solo. I miei molteplici interessi mi hanno aiutato non poco a sopportare questi
ultimi anni di vita. Non so proprio come faccia la maggioranza delle persone a
sopportare la vita lasciandosi andare sia fisicamente che mentalmente.
§
Anche una
discreta dose di narcisismo (spero non patologico) credo mi abbia aiutato,
perché la ricaduta in salute fisica e mentale ad esso dovuta non è da
trascurarsi. La maggior parte dei miei coetanei che si è lasciata andare sia
nel fisico che nel cervello è in condizioni pietose; sono diventati
praticamente infrequentabili anche perché il detto romano “mens sana in
corpore sano” è una verità inoppugnabile.
Il negativo:
§
L’immane
fatica che ho dovuto durare per arrivare a questi 81 anni. Forse, anzi
sicuramente, è più o meno così anche per gli altri. Ma per me, che non mi sono
mai arreso agli accadimenti contingenti, il passato pesa in maniera quasi
insopportabile. E non tanto per gli alti ed i bassi della vita, ma per
l’assoluta inutilità di ogni sforzo fatto. Non voglio essere leopardiano, ma da
giovani gli impulsi naturali hanno il sopravvento e ti fanno correre
freneticamente verso il “non si sa cosa”. Ma adesso si sa anche questo: la corsa
è unicamente verso gli input naturali del “sopravvivere” e “riprodursi”.
E la domanda “perché?” ha una sola risposta: per sopravvivere e riprodursi.
§ Gli amici di
altri tempi: i meglio non ci sono più, gli altri forse non sono stati mai un
gran chè. Adesso sono in condizioni tali che è veramente dura riuscire ad avere
contatti appena umani con loro. Riesco a frequentarli solo a piccolissime dosi.
P.S.: aggiunta recentissima, ora sono proprio tutti
morti! Fuorchè Sergio.
§
Cosa di
nuovo o di desiderabile ho davanti a me: BOH!!! Non riesco proprio a vedere nulla.
§
Anche
l’attività fisica comincia a pesarmi!
§
Forse
Epicuro ha ragione, ma viveva in altri tempi, oggi le prospettive sono molto
cambiate. E poi non sapeva niente di molecole.
La ragione
dell’uomo è un piccolo lumicino che illumina uno spazio infimo rispetto alla
grandiosità, all’immensità dell’universo. L’unico lume legittimo, per quanto
piccolo, con cui possiamo dire si o no, vero o falso, è la ragione e
l’esperienza. E la domanda fondamentale: “perché l’essere e non piuttosto il
nulla” ad oggi non ha avuto risposta, per cui la vera differenza non è tra
l’uomo di fede e l’ateo, ma tra chi, per dare un senso alla propria vita, si
pone con serietà ed impegno queste domande, e cerca la risposta, anche se non
la trova, e colui cui non importa nulla, a cui basta ripetere ciò che gli è
stato detto fin da bambino. (Bobbio) |
Hai capito!!!!!!!
Album: Bob
Dylan's Greatest Hits |
Album: Bob
Dylan's Greatest Hits |
|
|
Once upon a time you dressed so fine |
Una volta ti
sei vestita in modo molto carino |
|
|
How does it feel |
Come ci si
sente |
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|
You've gone to the finest school all right,
Miss Lonely |
tu hai
frequentato tutte le scuole più raffinate, Signorina Solitaria |
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|
How does it feel |
Come ci si
sente |
|
|
You never turned around to see the frowns on
the jugglers and the clowns |
non ti sei mai
guardata intorno per vedere le espressioni accigliate sulle facce dei
giocolieri e dei clown |
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|
How does it feel |
Come ci si
sente |
|
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Princess on the steeple and all the pretty
people |
La principessa
sul trono e tutte le persone carine |
|
|
How does it feel |
Come ci si
sente |
Fisica
classica
La fisica classica studia tutti i fenomeni che possono essere spiegati
senza ricorrere alla relatività generale e
alla meccanica quantistica. Le
teorie principali che la compongono sono la meccanica classica (in
cui si ricomprende l'acustica, la termo-dinamica, l'elettro-magnetismo, l'ottica
e la teoria newtoniana della gravità).
Sostanzialmente tutte le teorie che sono state prodotte prima dell'inizio
del XX secolo fanno parte della fisica classica. Le leggi
della fisica classica, nonostante non siano in grado di spiegare alcuni
fenomeni, come la precessione
del perielio di Mercurio, o l'effetto fotoelettrico,
tuttavia sono in grado di spiegare gran parte dei fenomeni che si possono
osservare sulla Terra. Le teorie, invece, falliscono quando è necessario
spingersi oltre i limiti di validità delle stesse, ovvero nelle scale atomiche
e subatomiche, o in quello dei corpi molto veloci, per cui è necessario fare
ricorso alle leggi della fisica moderna.
La fisica classica utilizza un numero relativamente ridotto di leggi
fondamentali che a loro volta si basano su una serie di principi assunti alla
base della teoria. Fra questi quelli più importanti sono i concetti di spazio assoluto e tempo
assoluto che sono poi alla base della relatività galileiana.
Molto importanti sono anche i principi di conservazione.
Fisica moderna
Se la fisica classica aveva di per sé esaurito brillantemente quasi del
tutto lo studio dei fenomeni fisici macroscopici, con il successivo passo,
ovvero con la fisica moderna, lo studio
fisico si incentra su tutti quei fenomeni che avvengono a scala atomica e subatomica o con velocità prossime a quelle
della luce; le teorie principali che costituiscono questa nuova fisica sono
la meccanica quantistica e
la relatività generale. Più
precisamente fanno parte di questa categoria tutte le teorie che sono state
prodotte a partire dal XX secolo per cercare di spiegare
alcuni fenomeni che le teorie classiche non riuscivano a dimostrare.
Queste nuove teorie rappresentarono una "spaccatura" netta nel
disegno teorico tracciato dalla fisica classica precedente in quanto ne hanno
completamente rivisto idee e concetti di fondo in cui l'uomo aveva sempre
creduto fin dai tempi più antichi:
§
lo spazio e il tempo non
sono più considerati assoluti, ma sono relativi al sistema di riferimento che
si sceglie, e non sono separati, ma
formano un'unica entità chiamata spazio-tempo.
§
la velocità della luce è
la massima velocità possibile nell'universo.
§
il concetto di misura e osservabile fisico vengono completamente rivisti in
quanto con il principio di
indeterminazione si stabilisce che esistono coppie di grandezze
fisiche non misurabili simultaneamente con precisione arbitraria.
§
la stessa materia fisica dell'universo mostra inoltre una doppia
natura, corpuscolare e ondulatoria, attraverso il noto dualismo onda-particella espresso
nel principio di
complementarietà.
L’uomo
pur con la limitatezza dei suoi mezzi conoscitivi è riuscito a “scoprire” tutta una serie di leggi che
sono alla base di ciò che ci circonda e che con vaga approssimazione chiamiamo universo. Lentamente e con grande fatica
nell’arco degli ultimi 2500 anni la conoscenza a fatto passi avanti che non
rappresentano la VERITA’ (ultima, assoluta, definitiva) ma più modestamente una
serie di “verità”, suscettibili di
essere superate da scoperte future, ma che tuttavia sono ad oggi il prodotto
della ragione
dell’uomo che è un piccolo lumicino che illumina uno spazio infimo rispetto
alla grandiosità, all’immensità dell’universo.
Tuttavia
l’unico lume legittimo, per quanto piccolo, con cui possiamo dire si o no, vero
o falso, è la ragione e l’esperienza. E la domanda fondamentale: “perché
l’essere e non piuttosto il nulla” ad oggi non ha avuto risposta, per cui la
vera differenza non è tra l’uomo di fede e l’ateo, ma tra chi, per dare un
senso alla propria vita, si pone con serietà ed impegno queste domande, e
cerca la risposta, anche se non la trova, e colui cui non importa nulla, a
cui basta ripetere ciò che gli è stato detto fin da bambino. (Bobbio) |
Le leggi fondamentali
della Fisica! |
Le leggi fondamentali della Chimica |
1) Legge di Hooke. 2) Leggi
della caduta dei gravi. 3) Primo principio della dinamica. 4) Secondo principio della dinamica. 5) Terzo principio della dinamica. 6) Legge di
gravitazione universale. 8) Principio di relatività galileiana (o classica). 9) Teorema
dell’energia cinetica. 10) Conservazione dell’energia meccanica. 11) Conservazione della quantità di moto. 12) Conservazione del momento angolare. 13) Principio
di Pascal. 14) Legge di Stevino. 16) Legge di
Bernoulli. 18) Legge di
Poiseuille. 19) Leggi di riflessione delle onde. 20) Legge di rifrazione (legge di Snell). 21) Principio
di Huygens. 23) Legge di Stefan. 24) Legge di Boyle. 25) Principio di equivalenza fra lavoro e calore. 26) Primo principio della termodinamica. 27) Secondo
principio della termodinamica. 28) Terzo principio della termodinamica (teorema di Nernst). 29) Postulati
della relatività ristretta. 31) Legge di Coulomb. 32) Principio di conservazione della carica elettrica. 33) Prima
legge di Ohm. 34) Seconda
legge di Ohm. 36) Legge di Joule. 37) Legge di
Biot-Savart. 38) Forza di Lorentz. 40) Legge di Lenz. 41) Equazioni
di Maxwell. 42) Principio
di Pauli. 43) Relazioni di indeterminazione
di Heisemberg. 44) Principio di
complementarietà. 45) Legge del
decadimento radioattivo. |
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Quante
vite spese e quanti sacrifici per far progredire la scienza: è possibile vanificare
tutto questo per affidare il proprio cervello in ostaggio di fantasie e paure
irrazionali?
Prima
di tutto è necessario rispondere ad una domanda: le leggi ed i principi della
fisica sino ad oggi conosciuti possono essere ritenuti validi? Se la risposta è
no, è indispensabile spiegare il perché.
Se invece la risposta è si, la
necessaria conseguenza è la seguente:
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(mettere i nomi mi sembrerebbe offensivo)
Questo
è solo un piccolo numero di scienziati, i primi che mi sono venuti in mente,
tra i tanti che hanno contribuito a fare dell’uomo quello che è ora.
Tutti
questi scienziati hanno dedicato la loro vita, insieme ad innumerevoli altri,
alla scoperta delle leggi della fisica, chimica, biologia, biochimica ecc. ecc.
Le
leggi scoperte da questi uomini sono vere?
Sembra proprio di si, visto che tutta la nostra società tecnologica si
basa sulle loro scoperte.
Qualcuno
si sente di contrastarli e criticarli? Sarebbe solo un insano di mente o
qualcuno profondamente disonesto per ragioni di egoismo personale.
Da
questo discende direttamente che noi altro non siamo che robot, su base
carbonio, senza alcuna possibilità di scelta e di libero arbitrio.
Ma
se ognuno di noi non ha scelta significa che anche l’umanità nel suo complesso
non ha scelta e quindi la storia non può essere quello che è stata ……….. e che
sarà, nel bene e nel male.
Dovrei
trarre delle conclusioni: ve le risparmio, mi limito a proporre soltanto delle
immagini che rappresentano molto efficacemente le sensazioni possibili.
L’uomo, così come ogni altro essere vivente:
§
Non sceglie di esistere come
vivente.
§
Non sceglie di esistere come specie.
§
Non sceglie di esistere come
individuo.
§
Non sceglie la propria formazione
biologica.
§
Non sceglie la regolazione del
proprio sistema endocrino.
§
Non sceglie il proprio condizionamento
biologico e ambientale.
§
Non sceglie il comportamento
etologico di primate.
§
Non sceglie il condizionamento
materno e familiare.
§
Non sceglie il condizionamento
sociale. (*)
Da questo ne consegue che:
§ L’uomo
non poteva non essere che quello che è.
§ Quindi
tutti gli uomini non potevano non essere che quello che sono.
§ E
dunque la società non poteva e non può essere che quella che è.
§ E
la storia non poteva non essere che quella che è stata.
§ La
conclusione è che siamo in una trappola da cui non solo non è possibile uscire,
ma all’interno della quale non abbiamo alcuna possibilità di movimento e di
scelta.
La ragione
dell’uomo è un piccolo lumicino che illumina uno spazio infimo rispetto alla
grandiosità, all’immensità dell’universo. L’unico lume legittimo, per quanto
piccolo, con cui possiamo dire si o no, vero o falso, è la ragione e
l’esperienza. E la domanda fondamenta-le: “perché l’essere e non piuttosto il
nulla” ad oggi non ha avuto risposta, per cui la vera differenza non è tra
l’uomo di fede e l’ateo, ma tra chi, per dare un senso alla propria vita, si
pone con serietà ed impegno queste domande, e cerca la risposta, anche se non
la trova, e colui cui non importa nulla, a cui basta ripetere ciò che gli è
stato detto fin da bambino. (Bobbio) |
Il caso e l'origine della vita
Ponetevi una semplice
domanda: nelle condizioni della
Terra di 4 miliardi di anni fa, che probabilità c'erano che nascesse la vita?
La risposta «La vita era inevitabile
perché noi siamo qui» non funziona. È ovvio
che la vita ha avuto origine e la nostra stessa esistenza è qui a dimostrarlo. Ma doveva
necessariamente avere origine? In altri termini, la
nascita della vita, da un brodo chimico o da qualunque cosa fosse, era
inevitabile purché passassero milioni di anni?
Nessuno
conosce la risposta. L'origine della vita può essere stata un puro e semplice
colpo di fortuna, il frutto fortuito di un processo chimico straordinariamente
improbabile, un evento così inverosimile che non capiterà mai una seconda volta
nell'intero universo. Oppure potrebbe essere stata un evento banale e predeterminato come la crescita di un cristallo di sale.
Come facciamo a sapere qual è la visione giusta?
Diamo un'occhiata alla teoria del colpo di fortuna chimico. La
vita sulla Terra si basa su una serie di molecole molto complesse, con
strutture accuratamente modellate. Anche negli organismi più semplici il DNA
contiene milioni di atomi e la loro esatta sequenza è cruciale. Non si può avere una
sequenza casuale, perché il DNA è il manuale di istruzioni in base al quale si
sviluppa l'organismo; è sufficiente cambiare pochi atomi perché la struttura
dell'intero organismo sia a rischio. Se ne cambiano
troppi, l'organismo non si forma affatto.
La
situazione è simile alla sequenza di parole di un romanzo. Se si cambia qualche
parola a caso qua e là, è facile che il testo ne esca stravolto. Se
si rimescolano tutte le parole, con ogni probabilità quello che viene fuori non
è più un romanzo. Esisteranno altri romanzi con parole simili in combinazioni
diverse, ma l'insieme delle sequenze di parole che riconosciamo come romanzi è
una frazione infinitesimale di tutte le sequenze di parole possibili.
E' difficile immaginare le fantasmagoriche probabilità che vanno
contro l'eventualità di ottenere una molecola proteica con una data sequenza
accozzando amminoacidi a caso. E ciò vale già per una singola proteina. La vita, come la
conosciamo oggi, richiede centinaia di migliaia di proteine specializzate, per
non parlare degli acidi nucleici. Le probabilità contrarie
alla sintesi puramente casuale delle sole proteine sono circa 1040.000. Ciò significa 1 seguito
da 40.000 zeri, un numero che, scritto per esteso, occuperebbe decine di pagine
di un libro. Al confronto, ottenere
un poker 1000 volte di fila è un gioco da ragazzi. È nota l'osservazione
dell'astronomo britannico Fred Hoyle, secondo cui le probabilità che un
processo spontaneo metta insieme un essere vivente sono analoghe a quelle che
una tromba d'aria, spazzando un deposito di robivecchi, produca un Boeing 747 perfettamente funzionante!
Alcuni ritengono che qualcosa di così fondamentale come la nostra
esistenza non possa essere liquidata come un capriccio della chimica e che
nascondere il problema sotto l'etichetta di «evenienza fortuita» non è che un pretesto
per non affrontarlo. A volte si fa appello al
principio di mediocrità: il posto che occupiamo nell'universo non ha niente di
speciale o di eccezionale. La Terra sembra un
tipico pianeta che ruota intorno a una tipica stella in una tipica galassia. Perché,
allora, la vita su questo pianeta non dovrebbe essere un fenomeno tipico?
Ma tale
argomento, sfortunatamente, non regge. La nostra stessa esistenza è, di per sé,
un'eccezione alla regola che ciò che noi osserviamo non è nulla di eccezionale. Se
c'è un solo pianeta nell'universo in cui esiste la vita, deve essere il nostro! Ovviamente,
non potremmo trovarci a vivere in un pianeta privo di vita, per definizione.
Quindi la Terra non è un pianeta preso
a caso in un campione cosmico, perché noi stessi, con la nostra esistenza, lo
abbiamo selezionato.
Malgrado questo dato innegabile, il compito degli
scienziati è pur sempre di provare a spiegare il mondo, quanto più è possibile,
in termini di leggi e di principi.
Nessuno
si accontenterebbe di sentirsi dire che gli anelli di Saturno si sono formati
per l'associazione casuale di particelle che si muovevano in modo indipendente. Il
ricorso ai capricci del caso deve essere l'ultima risorsa. Questo non vuol dire che gli eventi fortuiti non si
verifichino mai o non possano avere ruoli importanti. Può darsi che la
nascita della vita sulla Terra sia stata un colpo di fortuna, ma dovremmo fare
almeno il tentativo di spiegarla come un normale processo fisico.
Questo è un esempio di evidente ignoranza: ancora oggi
è possibile trovare persone che hanno la pretesa di esprimere la loro opinione
senza avere la benché minima preparazione scientifica.
Evidentemente
non ha letto e quindi non conosce Jaques Monod !!!!!!!!!!!!
Nonno Pietro
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